lunedì 28 aprile 2014

I biscotti della sfortuna.

Fa freddo.
Tanto passa, dicono...
Gli esperti del meteo.
Uomini egocentrici che decidono le sorti di migliaia di individui. Non voglio sapere se c'è il sole, se una nuvola piscia. E se parlo del tempo è perché voglio trattenere pensieri che hanno la forma di dardi impazziti.
Gli uomini del meteo invece non hanno niente da dire, e voi nulla di meglio da ascoltare.
Ero così stufo che le spedii messaggi. "Sento il tuo odore da 4km di distanza".
Era una gatta, pericolosa nera scura.
Amara come un burro dolce e mielosa come un caffè ristretto.
Ristretto come il suo punto vita.
Era la fotocopia del mio animo, la mia versione in bianco e nero.
Io sono rosso, verde militare, marrone.
Lei nella sua stanzetta d'hotel, rimbalzando qua e la, prigioniera.
Il regime carcerario non si ottiene solamente sparando, stuprando, rubando, a volte basta essere fighe.
Lei ci comanda fra pizzi e merletti. Patinata si trasforma in carta e lascia che gli rubino l'anima.
E lei ne perde un pezzettino alla volta, lo sa ma sta zitta, fa finta di nulla.
Il potere delle sue curve era nell'aria, era lei ad aver attirato la pioggia, solo per stanarmi.
Io barcollavo fra i riflessi delle luci nelle pozzanghere e non avevo di certo voglia di fare le scale.
E ora sono qui che premo e tremo, il mio cazzo sotto questa pioggia sa di petrolio.
E il tempo scorre. E le parole escono a caso, senza preservativo. Una storia non ce l'ho, perché dovrebbero averla i miei racconti.
Ansimava, diventava rossa, sulle guance lacrime metropolitane o forse pioggia mentre si strusciava credendomi un corpo. Alluvione di rimmel e baci come tuoni.
Non c'era niente di social in quel gemito, non era un cinguettio preceduto da tante @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
e quello che colava su quelle gambe avorio era caldo, vero, sporco.
E capii!
Sono le nostre anime ad essere nero su bianco.
Intrappolate in questa realtà virtuale le nostre coscienze danzano zoppe.
Puoi leggerle, sul cesso, prima di uscire la mattina.
Che non t'incontri mai Alice, altrimenti ti porto con me, ti costruisco un tetto dove farti guardare a vista dalla luna. Ti regalo un coniglio bianco e ti dipingo la stanza di regine di cuori, e alle 4.10 prendi il tè con me, sperando che abbia bruciato i biscotti della sfortuna.
Ti vengo a prendere facendo un nodo con le mie lenzuola sporche e ti faccio scappare di lì.
Ma non per sempre. Me ne sarai grata, mi amerai e poi vorrai tornarci. Alle tue prigioni, chi può farne a meno.
Sapete cosa faccio ora?
Prendo la mira, uccido l'uomo del meteo, così cazzoni miei non saprete in anticipo cosa mettere domani.
Io di certo non lo voglio sapere, mi accontento e mi lecco le dita.