lunedì 7 luglio 2008

52, 53, 54, 55...

Inconfessabile, scritta sul palmo di una mano ciondolante, in una notte blu, ironica, lontano dalla città.
Confessione silente.
Scrissi tutto quello che pensavo, quello che mi era comodo nascondere, tacere.
Esiste un numero infinito di cose nella vita, quando scegli di dedicarti a cinque è come se ti specializzassi
in un’arte, dimenticando le altre.
Scrissi su quel palmo tutto quello che avevo da dire, scrissi in modo che il mio tratteggio delicato penetrasse la pelle sottile, entrasse nei tessuti.
Massaggiai parole con i polpastrelli, non lasciai segno alcuno del mio passaggio.
Non sbagliai, il buio era dalla mia parte. Almeno quella volta.
Gli oli essenziali del mio pensiero invasero il sonno di una delle mille cose che non sapevo fare. Di una lei importante. Una delle cose che andavano come dovevano andare, sbagliate.

Ora mi trovo qui dietro a darmi da fare nascondendo la mia anima, il bavero alzato. Con la mano davanti agli occhi eseguo il rituale della conta senza girarmi mai. Nascosto dimentico, rivivo pezzi di vita.
Schiaccio il tasto play solo quando incomincio a farmi schifo sul serio perso fra umori e giro conti di felicità.
Mentre eseguo questo spettacolo con infinita grazia, la vittima di turno pensa solo ai capaci gesti, alla sicurezze dei mie percorsi, quasi si perde in questo sincronizzato gioco di prestigio. Mentre io continuo a contare.
Continuo a spingere me stesso dentro al nulla.
Questa volta ho ricevuto addirittura un regalo, baratto saper fare cose per cose.
Una sensazione di vuoto domina il mio foglio bianco, giro la mano sul dorso e accarezzo un viso. Mai il palmo per una carezza.
Dico che bella. Dico abbracci. Dico baci appassionati. Dico occhi. Dico un sacco di cazzate. Continuo a contare.
La mia anima è nascosta bene, non rischio di farmi scoprire. Lei non possiede gli occhi per vederla, è di una razza diversa dalla mia.
Non rischio così di farmi scopare dentro.
Allenato come un soldato, infilo quella maglietta fina, ho i muscoli gonfi per lo spettacolo,
sono degno di un periodico maschile. Sono il sogno Glamour della bambina H&M. Sono il cattivo ragazzaccio di turno che le fa sentire insicure. Sono quello che le fa bagnare, anima e cervello. Costruito pezzo per pezzo per eseguire lo stesso show davanti alle fanciulle domotiche di questo millenio. Tutte uguali.
Odori indelebili addosso che non riconosco, animale senza luna, che gira ramingo e confuso fra le sue contraddizioni. Corro nella mia tana, mi sporco le mani di colore e incomincio a dipingere scene di caccia sui muri. Scrivo il mio testamento, lasciando segni infantili.
Mi diceva sempre che ero un’anima giovane, appena arrivata qui, come tale mi sarei comportato almeno in questa vita. Cinque fottute cose, non chiedetemi di fare la sesta.

Non chiedetemi di smettere di contare.

Non chiedetemi nulla, non sono pronto.

Devo morire almeno un centinaio di volte per avere il lusso di soddisfare il vostro modello di vita.
Cinque il numero perfetto, se fossi stato Dio avrei impiegato cinque giorni, non avrei perso tempo.
Un universo necessita di maggior sintesi buon Dio, ascolta un cretino la prossima volta, altrimenti certi esseri sono colpiti da un cortocircuito ed escono dal tracciato, cercano di sfidare la tua perfezione.


La città puzza di pioggia, buona notte fiorellini, domani mattina svegliatevi e cercate la felicità, cercate l’amore, poi venite da quelli come me a farvi raccontare come stanno veramente le cose.
E io vi racconterò tutte le cazzate possibili per farvi stare bene. Leggeri e con il sorriso.