lunedì 12 maggio 2008

Sveglia




Svegliati, forza.
La metropoli ti aspetta.

Non senti l’allegro cicalare dei clacson.
L’aromatica fragranza di Co2 oggi è sotto la soglia della normalità.
Ci sono tracce di ossigeno questa mattina nell'aria.
Scendi dal letto, non essere pigro. Respira.

In piedi!
Penso che la mia sveglia interiore, incominci a provarci troppo gusto nello svegliarmi con inaspettati flussi di conoscenza, poi ultimamente si è fissata con le problematiche ambientali.
E' ora di tornare al caro buon vecchio “drin".

Quest’alba la dedico a me e ai gesti lenti.
Lascio posare la schiuma sulla pelle, cinque minuti in modo che rilasci le sue preziose sostanze emollienti, seguendo alla lettera il salmo sulla confezione.
Faccio colazione nella luce fresca della mia tana. Oggi è un altro giorno, quasi uguale a tutti gli altri, solo che c’è un piccolo vantaggio: essere di buon umore.
La giostra emotiva viaggia in territorio positivo, così oggi faccio un giro volentieri in città.

Il letto è vuoto, volutamente. Nessuna femminuccia spettinata si sveglia a fatica.
Ieri sera avrei fatto un po’ di morbida ginnastica, ma ho declinato a favore di un solitario risveglio.
Bisogno di spazio, forse sono un pazzo a perdere occasioni ghiotte per la strada.
Verso le otto di sera ho glissato un invito esplicito di una tua promettente amichetta che recitava queste splendide parole in un sms.

Proposta senza impegno. Stasera torno da N. e al ritorno mi fermo nella City.
Se mi vuoi dimmelo che mi depilo ;), se no mi fermo dalla mia amica, tutta peluche.

Comunque no, dopo gli ultimi giorni di vento, devo rastrellare il mio piccolo giardino zen interiore. Fare piccoli passi lenti in solitudine.
Mi butto in strada dopo essermi goduto il mio eremo interiore, armato di occhiali da sole scruto il mondo circostante.
Le bambine con le borse da lavoro sono pronte all’azione. La temperatura è perfetta per starsene all’aria aperta, ma oggi è giorno di fattoria.

Ultimo miglio di libertà assoluta, ipod nelle orecchie, respiro smog di prima categoria.
Lunghi capelli cadono dolcemente sulle spalle. Quel taglio che visto dal dietro sfiora i confini dell’impero dei sogni.
Maglia di cotone leggero appoggiata dolcemente su spalle perfette. Ancheggia con classe, straniera, di sinistra, cosmopolita, un po’annoiata.
Io rimango dietro, per non ucciderla con la scia di Dior in cui questa mattina ho maldestramente fatto il bagno.
I rumori del traffico accompagnano questo musical fatto di curve e metalli pesanti, e io penso che oggi la lentezza sia stata ripagata.
Cinquanta metri alla fattoria. La signorina mette la freccia, svolta leggermente verso il portone del ranch.

Ohi ohi. Ma è dove sto andando io.

Un piccolo arcobaleno illumina i mie ultimi solitari metri.
In piedi davanti al bancone passo la mia tessera punti sul terminale dell’ingresso e vedo la dolce fanciulla sorridermi aspettando che la signora delle reception abbia finito di telefonare.
Io ricambio timido e passo avanti, con il radar acceso.

Ciao, sono G.F. e sono qui per due mesi, lavoro per X.
Ah buongiorno, ti aspettavamo.

Giusto G. ti aspettavamo.

Buongiorno mondo, buongiorno lunedì mattina.