domenica 8 giugno 2014

Un chilometro di distanza.

Dove sei finita anima mia? Sei fra gli oggetti smarriti e polverosi in una stazione,
sei persa e frammentata come detriti e orbiti intorno a me?
Sei in un cesso zozzo in paesino di campagna?
O sei sul campo di battaglia che vaghi da trecento anni?
Dove cazzo sei?
A chi ti ho venduto?
Dove sei piccola anima mia?
Dove sei?
Per farmi battere il cuore devo portare il mio corpo allo sfinimento,
distruggerlo. Riempirlo di pillole e caffeina.
Ti ho venduto molto prima di quello che tu pensi.
Ti ho uccisa, programmando l'omicidio per filo e per segno.
A volte i saggi, quelli determinanti, i mentori si nascondono in improbabili e bellissimi corpi.
Sono essere posizionati qui per fare in modo che questo mondo abbia senso e quella giusta dose di bellezza.
Loro non lo sanno ma sono i custodi, gli angeli di questa terra inutile.
Non sono eterei, sono reali, vigili, sbagliati come tutti noi.
Soffrono e piangono.
Lei era un angelo, piena fiera e forte.
Gigante.
E capiva tutto.
Io vuoto, demonio di seconda categoria, errante individuo senza metà.
Ancor più senza meta.
Lei le disse: sei vuoto e disumano.
Sei un bluff. Se un inganno.
Sei un puntino inutile per tutti noi sulla carta.
Sei solo involucro, gonfiato.
Si cazzo! Sono una fottuta bambola gonfiabile.
Destinata a crollare sotto il suo castello di carte e di ossessione che mi sono comprato coi soldi di un'anima svenduta per due dollari e cinquanta centesimi.
Carte e ossessioni si moltiplicano nei secoli.
Sono falso come una moneta fatta in uno scantinato. Senza un briciolo di palle o di filigrana.
Moneta che gira, gira e poi viene beccata e portata al macero. In una sequela di scuse.
Scuse e scuse. Potrei riempire un enciclopedia con le mie scuse del cazzo.
Si mi hai svelato. Chiama la polizia! Sono un falso d'arte, fatto con le tempere.
Neanche i colori ad olio hanno usato per me.
Sono una persona da tenere a mille chilometri di distanza,
ed è giusto il mio esilio.
Tu sei mitica essere magico, indossi la pelliccia di lupo sopra la testa, un tempo eri uno sciamano e possedevi la visione.
Non è cambiato nulla, sei sempre quell'essere potente, in grado di decidere le sorti della tua tribù.
Solo che ci siamo moltiplicati, siamo sbagliati e meno mitici di quelli che radunavi nel capanno fumando l'erba calpestata dai bisonti.
Sta a te guerriera senza paura, cavalcare questo cazzo di pianeta, senza sella, all'alba.
I bisonti sono estinti e anche i guerrieri mitici.
Non scegliere di far parte di noi, oramai siamo vecchi e stanchi, e ci ubriachiamo in casinò appena fuori dalla grande riserva.
Inutili, disumani, ingannevoli.
Ma un tempo, secoli fa, grande sciamano, io ero il tuo capo tribù e difendevo le montagne, mentre tu mi insegnavi la magia.
Comandavo quel branco di cani della prateria con la tua benedizione.
E quanto è vero il dio, budda, allah o suor cristina ne abbiamo fatti di prigioniere insieme.
E nelle mattine che sapevano di metallo, quando tornavo al tuo capanno col cuore grondante di sangue del nemico nella mano destra, certo che avevo le palle, certo che avevo un'anima.
Un tempo eravamo guerrieri. Insieme.
Ti saluto grande sciamano e grazie per avermi fatto visita. Ancora una volta.